Di loro si parla raramente, oscurate dalla fama di coloro che, cinquant’anni fa, passeggiarono sulla superficie lunare per la prima volta. Ma dietro ai leggendari nomi di Neil Armstrong e Buzz Aldrin vi sono le storie di migliaia di persone che lavorarono per anni, producendo milioni di calcoli e componenti necessari alla costruzione delle navicelle. Tra queste, un gruppo di donne senza il cui contributo la missione avrebbe probabilmente avuto un esito diverso.
Frequentò il college, laureandosi nel 1937 per poi lavorare come insegnante in una scuola nera in Virginia. Katherine Johnson, che ci ha lasciati di recente all’età di 101 anni, entrò a far parte del laboratorio Langley del National Advisory Committee for Aeronautics. Trascorse quattro anni analizzando i dati dei test di volo e si unì all’enorme sforzo per competere con l’Unione Sovietica dopo che il satellite, Sputnik, scosse la rivalità della guerra fredda.
Il suo calcolo delle traiettorie orbitali è stato cruciale per le missioni pionieristiche di Alan Shepard e John Glenn e quindi del programma Apollo. Nel 1962 quando la NASA iniziò ad utilizzare i primi calcolatori elettronici per il calcolo del volo orbitale le venne richiesto di verificare i calcoli dello stesso computer, poiché gli astronauti si rifiutavano di volare, a meno che Katherine non li avesse confermati.
“Un giorno mi aiuterà ad ottenere un lavoro da uomo”. Con questa affermazione Frances “Poppy” Northcutt si iscrisse alla facoltà di matematica presso l’università del Texas. Ed aveva ragione. Divenne ben presto la prima donna ingegnere a far parte del controllo di una missione alla NASA.
Lavorò a fianco dei suoi colleghi maschi per pianificare la traiettoria di rientro dell’Apollo 8. Partecipò all’allunaggio dell’Apollo 11 e nell’epica lotta per riportare a casa Apollo 13. “Ho sentito molta pressione perché ero l’unica donna“, dichiarò in un’intervista alla PBS. “Ho iniziato a guardare questi ragazzi che stavano lavorando con me e ho pensato: ‘Sai, sono intelligente come loro’.”
Margaret Hamilton , classe 1936, è la vera artefice della camminata sulla Luna. Direttrice del Software Engineering Division del MIT Instrumentation Laboratory, realizzò insieme alla sua equipe il software del computer di bordo del programma Apollo. Fondamentale per compiere le operazioni più importanti nello spazio, come il decollo e le manovre di allunaggio.
Fu proprio il suo software a salvare l’Apollo 11, infatti pochi attimi prima del touchdown sul suolo lunare, a causa di un errore umano una serie di allarmi si azionarono preannunciando il possibile sovraccarico del computer di bordo. Cosa che non avvenne perché la Hamilton aveva previsto questa possibilità, istruendo il suo software a scartare tutte le funzioni non necessarie per dedicarsi ai compiti in base alle priorità.
Tre storie fantastiche, rimaste sconosciute a molti per troppo tempo, che continuano ancora ad ispirare. Perché oggi, anche grazie al coraggio della Hamilton, il mondo della programmazione non è più prettamente maschile. Nonostante la parità sia ancora lontana, molti big del settore come Google strizzano l’occhio alla presenza femminile affinché questo divario sia colmato, in primis con il programma Google Women Techmakers dal quale emerge che anno dopo anno sono sempre più donne che partecipano ad eventi del mondo dei developers.
Filosofia che condividiamo anche noi in Dieffetech. Dove non conta il sesso ma la capacità di sviluppare e la voglia di crescere. Se vuoi raggiungere la Luna…noi possiamo essere la tua rampa di lancio.
Girl Power!!!
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